IL RITIRO

E LA SPIRITUALITA’ LOCALE

                                                                                 Pasquale Saviano

 

 

 

 

Il '700 napoletano, dal punto di vista della storia religiosa, è fortemente caratterizzato dalla  esperienza di Sant'Alfonso Maria de' Liguori (1696-1787), fondatore della Congregazione dei Padri Redentoristi e Vescovo di Sant'Agata de' Goti. Egli, proveniente dallo studio del Diritto e dalla pratica forense, scelse in età adulta di seguire la vocazione religiosa, divenendo moralista insigne e figura eccelsa della Ascetica e della Teologia Morale cattolica. Per i meriti della sua santità e della sua sapienza nel 1871, a meno di un secolo della sua morte, gli fu riconosciuto dal Collegio episcopale e dal papa Pio IX il titolo di Dottore della Chiesa. Sant'Alfonso è una figura amatissima dalla devozione popolare che lo commemora con una iconografia che lo ritrae orante dinanzi al crocifisso nelle vesti del vecchio vescovo che porta sulle spalle il peso della sofferenza  e sul volto la serenità della fede e della speranza. Egli nella sua opera e nel suo discorso seppe coniugare l'altezza intellettuale con la semplicità popolare ed il dialogo aristocratico con la burbera correzione dei carrettieri.

Famosissime sono le espressioni musicali e canore della sua devozione per il Natale di Gesù: in tutto il mondo sono conosciuti il motivo e le parole di "Tu scendi dalle stelle", una delle sue Canzoncine spirituali. In questo senso un tratto fortemente vissuto della tradizione popolare nell'area napoletana risulta essere  proprio quello della devozione natalizia mutuata dalla religiosità di Sant'Alfonso.

In Frattamaggiore questo tratto ha ricevuto una particolare sottolineatura dalla esperienza religiosa dei Prelati di casa Lupoli, vissuta a stretto contatto con l’esperienza alfonsiana. Casa Lupoli ha dato i natali a Vincenzo Lupoli (1737-1800) dal 1791 vescovo di Telese e Cerreto. Questi ebbe gli stessi interessi morali e teologici del Santo e come lui proveniva dagli studi del Diritto. Padre Sossio Lupoli (1744-1831) fu redentorista della prima ora ed amico intimo di Sant’Alfonso; egli diresse il Collegio di Veroli  e fu Consultore Generale della Congregazione del Redentore. A lui si deve molta parte dell’opera che avvicinò alla spiritualità alfonsiana anche il nipote Raffaele Lupoli (1767-1827), il quale una volta entrato a far parte della Congregazione dei Padri Redentoristi, per volontà del Papa dispensato dalle Regole dell'Ordine come il Santo, divenne Vescovo di Larino nel 1818. Tra la fine del '700 e l’inizio dell’800 la spiritualità alfonsiana ebbe così un importante e diretto riverbero sulla scena storica e religiosa frattese.

All'inizio del '800 la realtà locale si  caratterizzò con una serie di avvenimenti e con una iniziativa che assunse un carattere istituzionale e si dispose ad essere un riferimento singolare nell'orizzonte religioso paesano. Gli avvenimenti  riguardarano l'elevazione all'episcopato e l'attività dei due fratelli di casa Lupoli, Michele Arcangelo e Raffaele, nipoti di quel Vincenzo già Vescovo di Cerreto e Telese. L'iniziativa riguardò la fondazione del Conservatorio di Santa Maria del Buon Consiglio, un educandato detto poi Ritiro per le donzelle povere, il quale ebbe come sede il casamento sito al Viale 'Spada dei Monacelli' donato da Francesco Capasso nel 1784 Fu possibile allora istituire quell'educandato per interessamento dei due fratelli Prelati di casa Lupoli, Michele Arcangelo (1765-1834) arcivescovo di Consa e Salerno e Raffaele vescovo di Larino i quali, integrando l’impegno dell’altro fratello D. Sossio Lupoli parroco di Frattamaggiore ed esecutore principale dell’opera, costruirono l'annessa chiesa del Buon Consiglio e affidarono la guida religiosa  ad un ordine di suore operanti con la Regola di Sant'Alfonso.

Va ricordato che anche Raffaele Lupoli prima di essere eletto vescovo di Larino era stato un grande redentorista formatosi alla scuola di Sant'Alfonso e dello zio Sossio Lupoli, e come quest’ultimo fu Consultore Generale del suo Ordine fino alla nomina episcopale. Della sua esperienza di seminarista nella casa laziale di Veroli, diretta proprio dallo zio, egli volle recuperare la devozione alla Madre del Buon Consiglio, venerata nel santuario agostiniano di Genezzano, e dedicare a Lei l’iniziativa del Conservatorio di donne in Frattamaggiore.

   La devozione alla Madre del Buon Consiglio aveva già riferimenti locali precedenti, grazie alla presenza sul territorio del seicentesco monastero degli Agostiniani di Pardinola, ma con l'istituzione del Ritiro Frattamaggiore divenne formalmente un luogo privilegiato della religiosità alfonsiana, ed in quella religiosità sicuramente trovarono luogo le espressioni  della devozione del Natale, del presepe, dell'iconografia popolare nelle edicole votive che segnavano ed illuminavano gli angoli reconditi delle vie cittadine e, come molti nonni ricordavano, dei cori  intonati delle Canzoncine spirituali al suono della spinetta o del pianoforte.

Altri avvenimenti di carattere religioso e storicamente importanti per la comunità paesana si verificarono in quello scorcio di tempo e contribuirono ancor più a caratterizzarlo come un momento fondamentale ed unico per l'identità culturale frattese. In esso si gettarono i semi di un universo tematico nuovo per la vita religiosa e civile della nostra cittadina che oggi , alle soglie del terzo millennio e nell'epoca della moderna comunicazione, prende sicuramente consistenza e assume significati importanti.

Nel 1807 un'altra iniziativa dell’ arcivescovo Michele Arcangelo Lupoli arricchì  il quadro della religiosità paesana: la Traslazione dei Corpi di San Sossio e di San Severino dal soppresso Monastero Benedettino napoletano  alla Chiesa di San Sossio di Frattamaggiore. Onorato dai Francesi, che regnavano a Napoli, e per le sue grandi credenziali religiose e culturali l'arcivescovo riuscì a sottrarre le sacre reliquie alla spoliazione  del monastero e a riportare nella comunità frattese la memoria fisica dell'antico patrono martire di Miseno. In quell'avvenimento si pongono le giustificazioni del titolo di Città Benedettina che nel 1995  l' Ordine di San Benedetto ha riconosciuto per Frattamaggiore e si pongono le giustificazioni di una nuova prospettiva di vita ecclesiale e morale per la comunità locale. Quest'ultima infatti si ritrova ad essere oggi custode attenta e primaria di una memoria che ci riporta con il martire San Sossio al paleo-cristianesimo in Campania  e con San Severino alla evangelizzazione europea operata nello spirito monastico medievale: due direzioni significative nella storia della civiltà cristiana che fanno di Frattamaggiore una sede particolare di relazioni  internazionali che coinvolgono l'Austria, di cui San Severino è patrono, e di relazioni spirituali sviluppate nello spirito di San Benedetto, Patriarca del Monachesimo occidentale.

Non è accertata per il passato la generalizzata influenza di questa tematica sulla devozione popolare e sulla pratica paesana della costruzione del presepe, ma sicuramente essa avrà nel futuro un riverbero importante, recuperando il significato originario delle rappresentazioni presepiali che si affermarono nel medioevo, favorite nell'ambito monastico benedettino come espressione visibile del Mistero della Nascita del Salvatore, come episodio coerente di quella Bibbia dei Poveri, di quella storia sacra che veniva dai monaci e dagli artisti  predisposta  e dalle plebi incolte letta e contemplata nelle immagini, negli affreschi e nelle sculture delle Chiese e dei Monasteri, e soprattutto in quelle opere che come il presepe suscitavano una immediata comprensione popolare. A questa immediata comprensione popolare in fondo aveva fatto riferimento lo stesso San Francesco d'Assisi allestendo il presepe vivente di Greccio la notte di Natale del 1223, e riconducendo nell'ambito della semplicità francescana la rappresentazione principale della benedettina Bibbia dei Poveri. Depositaria della importante tematica monastica Frattamaggiore non potrà non svilupparne questi ulteriori spunti attraverso l'opera dei suoi  artisti e suoi costruttori di presepi.

D'altro canto non è mancato un certo riferimento francescano nella cultura religiosa frattese, nell'immaginario collettivo della gente antica che ricorda l'importanza rivestita dalla comunità monastica alcantarina del convento di Santa Caterina e di San Pasquale della vicino Grumo Nevano, e ricorda quel luogo come una importante meta religiosa nella locale  esperienza spirituale e natalizia. A quella comunità si era rivolto nel 1820, giovane postulante, il nostro  Beato Modestino di Gesù e Maria per incamminarsi nei sentieri della  vita e della santità francescana. Ebbene la leggenda popolare frattese potrebbe fornire tanti episodi connessi al Beato sulla scia dei Fioretti, ricordare la collocazione della sua immagine sugli altarini familiari costruiti a mo' di presepi sui mobili alti delle camere antiche; potrebbe raccontare, come in effetti si è fatto da parte di qualcuno, le sue apparizioni  per aiutare gli anziani ad illuminare le edicole votive  agli angoli dei vicoli bui. Sicuramente anche questa tematica appartiene profondamente all' humus storico-culturale del paese. L'esperienza del beato Modestino  non  è isolata dal contesto locale, la sua devozione animatrice della sua grande vocazione religiosa fu orientata alla Madre del Buon Consiglio, allo stesso titolo della Madonna che all'inizio dell'800, a partire dalla religiosità alfonsiana e dalle iniziative dei vescovi di casa Lupoli, venne così fortemente onorato nella Fratta del tempo, nella chiesa del Ritiro e nella iconografia presente nella Chiesa di San Sossio, di Sant'Antonio, e nelle edicole votive dei palazzi e dei vicoli.