PRESENTAZIONE
DELLA MOSTRA STORICA E DOCUMENTARIA
Pasquale Saviano Carissimo
don Sossio, parroco cittadino e delegato del Vescovo per la benedizione
inaugurale; Eccellenza signor
Prefetto di Napoli, dottor Renato Profili;
Egregi Commissari
Straordinari del Comune di Frattamaggiore (prefetto Alfonso Noce, dottor
Sante Frantellizzi e dottor Raffaele Barbato); Voi tutti, Autorità Ospiti e Cittadinanza,
presenti a questa Cerimonia.
Ho il compito della breve presentazione della Mostra Storica e
Documentaria, allestita per questa occasione dal dottor Francesco
Montanaro, dal Signor Franco Pezzella e dal Sottoscritto a nome dell’Istituto
di Studi Atellani, che riunisce, come ben sapete, con la presidenza di
Sosio Capasso, studiosi di Storia Locale e realizza attività di pubblicazione
e di promozione culturale.
La Mostra è stata fortemente voluta dai Componenti il Comitato di
Gestione del Ritiro (Paolo Ambrico, Alessio Tornincasa e Gennaro
Marchese) e si è avvalsa di fonti, collaborazioni e supporti propri dell’Istituto
e di altre persone che si ringraziano, come la signora Rosa Bencivenga, la
famiglia Lupoli e l’architetto Francesco Reccia.
La Mostra è stata predisposta anche per la presentazione multimediale
e per la lettura ipertestuale nella rete Internet. Il Titolo è: Dal
Ritiro al Centro Sociale
Due secoli
di storia della più antica istituzione benefica di Frattamaggiore
Si tratta di un percorso realizzato sulla base dei documenti
esistenti, sulla base delle analisi storiografiche realizzate da diversi
autori a partire dall’inizio dell’ ‘800, e con la Ricerca appositamente
operata per l’inaugurazione di stasera.
Si avrà modo di notare l’importanza, le fasi e i dettagli di questo
percorso, con la lettura diretta dei pannelli che ricostruiscono il contesto
e l’ambiente storico-culturale, descrivono l’opera delle persone legate
all’esistenza del Ritiro, e presentano i documenti e i frontespizi delle
opere che trattano delle sue vicende. Si comprenderà che in questo luogo
si sono incrociati in maniera particolarissima importanti tratti della storia
civile ed ecclesiastica meridionale. E ne rimangono ancora i segni. Brevemente, per offrire una chiave di lettura della Mostra,
possiamo indicare 5 periodi fondamentali nella storia del Ritiro
corrispondenti anche alle variazioni dei regimi governativi e all’opera dei
protagonisti: ·
Le origini, ·
il periodo napoleonico ·
il periodo borbonico ·
il periodo post-unitario e liberale ·
il periodo repubblicano. Le Origini riguardano
l’antico casamento acquistato in Frattamaggiore da Niccolò Capasso all’inizio
del ‘700, e la sua destinazione ad opera benefica nel testamento del 1784 del
nipote Francesco Capasso. Niccolò Capasso era giureconsulto famoso, teologo e letterato,
docente di Diritto all’Università di Napoli. Egli preferì vivere in Napoli e
diede la sua casa in uso al fratello minore Giovan Battista. Giovan Battista Capasso (1683–1736) fu filosofo di fama europea
per aver scritto nel 1728 il primo Compendio di Storia Universale della
Filosofia. Egli fu professore di Greco e Latino nel Seminario di Aversa
all’epoca della riforma del vescovo Innico Caracciolo, e fu amico
dell’illustre canonico Michele Arcangelo Padricelli, e di Vincenzo Lupoli,
teologo e giurista famoso che divenne vescovo di Telese e Cerreto. Francesco Capasso (
-1784), figlio di Giovan Battista fu l’erede principale di casa
Capasso; medico insigne della Scuola Salernitana, fu dedito alla beneficenza
e all’onore della memoria del genitore. Nel suo testamento del 30 Luglio 1784 egli nominò Vincenzo Lupoli
esecutore circa l’eventualità di utilizzare la casa in Frattamaggiore con
l’annesso giardino per “formare un
Ritiro per educare le donzelle povere dalle Maestre pie” da mantenersi con l’intervento del
vescovo diocesano o di altri ecclesiastici, e con l’assenso del re.
Al periodo delle Origini appartiene anche la nomina nel 1791 di
Vincenzo Lupoli a vescovo di Telese e Cerreto e l’affidamento al Clero
Frattese dell’esecuzione della volontà
di Francesco Capasso. Infatti nel 1797, con l’ascesa al
presbiterato di d. Sossio Lupoli si ebbero i primi tentativi di realizzare
l’opera benefica; e nel 1802, tra mille difficoltà si formò una commissione
del clero locale (d. Domenico Niglio, d. Antonio Capasso e d. Sossio Lupoli)
e si riuscì ad adattare l’edificio per ospitare le prime “cinque orfane”. Il Periodo Napoleonico riferisce
la data del 1809, riguardante la formazione del catasto provvisorio nel quale
venne segnalato il Ritiro di
Figliole Orfane in Fratta; e la data del 1811 riguardante la
richiesta di D. Sossio Lupoli, parroco di San Sossio dal 1809, per
l’assegnazione del Ritiro al Consiglio degli Ospizi della Provincia di Napoli
e l’ottenimento di un piccolo contributo comunale per il suo mantenimento. Il Periodo Borbonico riguarda
l’opera dei Lupoli ed è il più ricco di significati storici e religiosi. In
esso si distinguono vari momenti. - Dal 1815 al 1823 d. Sossio Lupoli, rimasto ormai unico rappresentante
del clero locale ad interessarsi dell’istituzione, per il suo funzionamento
chiese l’aiuto dei suoi due fratelli vescovi, il redentorista Raffaele,
vescovo di Larino, e Michelarcangelo, arcivescovo di Consa e Campagna. Il primo volle intitolare alla Madonna
del Buon Consiglio e a Sant’Alfonso l’educandato retto da suore di
regola liguorina; il secondo volle innalzare accanto all’educandato la chiesa
gentilizia dei Lupoli con lo stesso titolo devozionale. - Il 2 Gennaio 1823 sempre ad opera del parroco Sossio Lupoli
si ebbe la Benedizione della prima pietra della Chiesa. - Il 9 Febbraio 1825 il re
Francesco I approvò l’istituzione del Ritiro e le Regole delle suore. - Il 28 ottobre 1826 il
parroco d. Sossio Lupoli benedisse la Chiesa, ed ornò l’edificio con il
portale marmoreo acquistato insieme con le campane dal soppresso monastero
napoletano di San Potito. - Il 31 ottobre 1831 fu
redatto dal notaio Francesco Padricelli, uno strumento mediante
il quale d. Sossio Lupoli e Michelarcangelo Lupoli istituirono il patronato
gentilizio dei Lupoli sulla chiesa del Ritiro e dotarono quest’ultimo
degli strumenti e dei fondi per il suo funzionamento come educandato
monastico. - Il 16 ottobre 1832 si ebbe
il Decreto del re Ferdinando II di approvazione degli atti e delle donazioni
riguardanti il Ritiro descritti nello strumento del 1831.
La configurazione del Ritiro voluta dai Lupoli si mantenne fino
al 1 Luglio 1857, data in cui si ebbe
il Decreto del re Ferdinando II di trasferimento dei resti mortali di d.
Sossio Lupoli dalla chiesa gentilizia al cimitero cittadino, e la formazione
di una Commissione composta da 2 persone scelte dal Decurionato
e da 1 persona scelta dal Vescovo per la gestione triennale dell’istituzione
benefica. Il Periodo post-Unitario e
Liberale vide il decadimento della funzione ecclesiastica ed il
prevalere della funzione statale nella gestione delle Opere Benefiche.
La prima data che si incontra è quella del 7 Luglio 1866 con la
Legge di soppressione dei beni ecclesiastici, contro gli effetti della quale
rispetto ai beni della Chiesa gentilizia e del Ritiro si mosse D. Giuseppe
Lupoli con un atto del 20 luglio. Un’ altro momento importante di quel periodo va dal 1866 al
1895: come Opera Pia il
Ritiro entrò nel novero degli Enti
gestiti dall’Amministrazione Comunale, con la situazione irrisolta
della presenza delle suore nell’educandato che viveva, ormai dalla morte di
D. Sossio Lupoli, una dimensione quasi esclusivamente monastica.
Il 2 Febbraio 1895 la Congrega di Carità propose il riutilizzo
del Pio Luogo come Conservatorio di donne orfane
e venne redatto lo «Statuto del
Ritiro delle Orfane di Frattamaggiore». Gli anni seguenti, dal 1895 al 1910, furono anni di
controversie e di chiarimento della natura e della funzione del luogo: Orfanotrofio
o Educandato Monastico. Sull’argomento si aprì un vasto dibattito con
voci anche contrastanti.
Ultimo momento caratterizzante del periodo liberale fu quello che andò
dal 1915 al 1923. In esso prevalse infine l’ipotesi dell’Orfanotrofio,
che venne difatti realizzato dal sindaco Carmine Pezzullo, per
rispondere alla esigenza di ricoverare i figli dei caduti nella grande
guerra; e venne retto da una Commissione Comunale; così come
documentano le lapidi del cortile.
Dopo le suore Liguorine che legarono la loro opera
all’educandato monastico impostato dai Lupoli, dal 1936 al 1958 le suore assistenti dell’Orfanotrofio
furono le ‘Figlie di sant’Anna’; e dal 1958 al 1968 furono le Figlie
di Cristo Re. Il recente Periodo
Repubblicano ha visto una breve
utilizzazione del Ritiro come struttura scolastica, ed è stato caratterizzato
dal dibattito circa la sua destinazione nelle politiche assistenziali e
sociali del Comune; e circa la sua ristrutturazione che lo vede oggi come
grande risorsa storica, materiale e spirituale, a servizio della città. |